L’orientamento per gli adulti
nel XXI secolo. (PARTE I)
Il settore dell’Orientamento professionale si trova di fronte ad una nuova sfida dovuta all’attuale mondo del lavoro che risulta caratterizzato da eterogeneità, flessibilità, e pone le persone di fronte a transizioni multiple. Ciò evidenzia la necessità di una consulenza professionale per aiutare le persone a sviluppare strategie, come la resilienza e l’adattabilità della carriera, in modo che possano gestire i propri percorsi di carriera e navigare su mercati del lavoro più volatili.
Lo sviluppo della carriera lavorativa degli individui non è più visto come lineare e gerarchico, ma sfaccettato, instabile, ciclico e transitorio nel corso della vita. Per l’appunto, mentre lo scorso secolo era caratterizzato da stabilità lavorativa e dal cosiddetto “posto fisso”, i cambiamenti digitali hanno portato all’insediarsi di una nuova organizzazione del lavoro. Ci troviamo di fronte a quella che ormai è chiamata la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dalle nuove tecnologie digitali (intelligenza artificiale, realtà virtuale, robotica, biotecnologia ecc..) le quali non solo creeranno nuove occupazioni, ma allo stesso tempo elimineranno diversi lavori e modificheranno ciò che le persone fanno sul lavoro. Questo significa che la maggior parte delle occupazioni muterà, e sempre più persone dovranno lavorare con la tecnologia.
Il “dejobbing” ha generato il cosiddetto “lavoratore insicuro”, il quale non sa più come rispondere alle richieste dell’azienda,
incrementando forme lavorative come: temporanei, contingenti, occasionali, contrattuali, part-time, esterni, atipici, etc.
Questi aspetti hanno determinato la necessità da parte di aziende e imprese che le loro organizzazioni siano reattive, flessibili e più competitive, e pertanto il significato di un lavoro come un insieme di responsabilità ben definito e chiaramente delineato è stato indebolito per lasciar spazio ad un accrescimento delle responsabilità nei lavoratori e alla richiesta ai dipendenti di non limitarsi a svolgere ciò che è nelle loro “classiche” descrizioni di lavoro. Questo fenomeno, chiamato “dejobbing” ha generato il cosiddetto “lavoratore insicuro“, il quale non sa più come rispondere alle richieste dell’azienda, e ha incrementato, nelle imprese l’adozione di varie forme lavorative: i temporanei, contingenti, occasionali, contrattuali, part-time, esterni, atipici, aggiunti, consulenti. Al lavoratore del ventunesimo secolo viene richiesto di cambiare la propria prospettiva e adattarsi ad un aggiornamento continuo, poiché il nuovo scenario richiede il possesso di nuove competenze, ma implica, anche, un’instabilità delle competenze possedute, determinata dai veloci cambiamenti tecnologici e di organizzazione sociale del lavoro.
Le persone che si ritrovano a dover cambiare occupazione, reinserirsi nel mercato del lavoro o, intendono restare in esso,
dovranno imparare nuove competenze che più si adattano a questo panorama.
Ciò implica che le persone che si ritrovano a dover cambiare occupazione, reinserirsi nel mercato del lavoro, o intendono restare in esso dovranno imparare nuove competenze che più si adattano a questo panorama. In generale, tutti questi cambiamenti hanno determinato una crisi di identità lavorativa nella maggior parte dei lavoratori, e coloro che si ritrovano maggiormente colpiti da queste mutazioni sono le persone mature. Di fatti, le persone che ricercano un’occupazione lavorativa non sono più soltanto i giovani ma anche gli adulti, i quali ad oggi si ritrovano bisognosi di una consulenza professionale, a causa della continua esperienza di mutazioni, crisi e transizioni che non avevano previsto o atteso. Essere un adulto in questa fase del mercato del lavoro rappresenta una sfida complessa.